Imbuto di Norimberga


La prima convinzione può essere illustrata dalla Metafora dell’imbuto di Norimberga che trae origine da un incisione su legno del diciassettesimo secolo dove si vede una sedia sulla quale è seduto un ragazzo che in testa ha un buco nel quale è infilato un imbuto. In piedi accanto al ragazzo c’è l’insegnante intento a riversare nell’imbuto A, B, C, 2+2=4 e tutto il resto della sapienza dell’epoca. Questo favoloso e ingegnoso dispositivo è stato chiamato ’imbuto di Norimberga’ perché è in quella città che per la prima volta fu immortalato in un’incisione.
Si tratta di un dispositivo certamente molto attraente, se è vero com’è vero che ancora nel nostro secolo tutte le nozioni sull’imparare e insegnare ruotano attorno a questa idea della conoscenza come qualcosa che alcuni possiedono e altri no e che i primi possono versare nelle menti dei secondi. La conoscenza è concepita come un’entità, come un insieme di oggetti. Purtroppo le cose non funzionano così, ma si assume che così sia, che l’apprendimento sia un processo di questo tipo.

Heinz von Foester Inventare per apprendere, apprendere per inventare in: P. Perticari, M. Sclavi (a cura), Il senso dell’imparare, Milano, Anabasi, 1994

Una rappresentazione più recente (ma che rende comunque l’idea è quella che trovate qui sotto).

Imbuto di Norimberga. Cartolina postale anni ’20

La cosa interessante è la scritta di accompagnamento che suona così: L’imbuto di Norimberga era un tempo un grande onore ma oggi la gente è più intelligente, non ha più bisogno di lui!

Ecco, già a inizio del Novecento ci si rendeva conto che l’apprendimento “migliore” non è quello in cui si riversano nella testa dell’alunno una serie di conoscenze e abilità. Eppure, se ben guardiamo, purtroppo molte delle attività nelle nostre scuole sono ancora – spesso inconsciamente – guidate da questa metafora