John Dewey


(Burlington, 20 ottobre 1859 – New York, 1 giugno 1952) è stato un filosofo e pedagogista statunitense.

Ci si dimenticava che lo studio esercita la massima attrattiva su di un fanciullo e acquista il suo pieno significato per la vita solo quando viene presentato non come un puro studio esterno ma sotto l’aspetto del suo rapporto con la vita sociale.

da Scuola e società in John
Dewey, Il mio credo pedagogico. Antologia di scritti sull’educazione, La Nuova Italia, Firenze 1954 p. 87

Il problema dell’istruzione è perciò quello di trovare il materiale che impegni una persona in attività specifiche che abbiano uno scopo o un proposito per essa importante o interessante e che consideri le cose non come strumenti di ginnastica ma come condizioni per il raggiungimento di fini. Il rimedio ai mali inerenti alla dottrina della disciplina formale, della quale si è parlato più sopra, non si trova col sostituirle una dottrina di discipline specializzate, ma col riformare l’idea della mente e del suo addestramento. Il rimedio sta nella scoperta di modi tipici di attività, si tratti di giuochi o di occupazioni utili, nei quali sono impegnati gli individui, in cui essi riconoscano di avere qualcosa come posta nei loro risultati, e che non possono essere eseguiti senza riflessione e senza l’uso del giudizio per scegliere il materiale di osservazione e di memoria. […]

Nella pratica storica l’errore è stato a doppio taglio. Da una parte, ha nascosto e protetto gli studi e i metodi tradizionali d’insegnamento dalle critiche intelligenti e dalle revisioni necessarie. […] Anche quando non ne seguiva senz’altro la disciplina, quando l’allievo diminuiva in applicazione e perdeva la facoltà della direzione intelligente di se stesso, la colpa era sua e non dello studio o dei metodi d’insegnamento. Il suo insuccesso non faceva che dimostrare che egli aveva bisogno di più disciplina, e così forniva un motivo per mantenere i vecchi metodi. La responsabilità era trasferita dall’educatore all’allievo perché il materiale non doveva essere messo a prove specifiche, non bisognava dimostrare che esso riempiva una necessità particolare o serviva a uno scopo specifico. Era disegnato per la disciplina in generale e, se falliva, era perché l’individuo era restio alla disciplina.

da Democrazia e educazione in John
Dewey, Il mio credo pedagogico. Antologia di scritti sull’educazione, La Nuova Italia, Firenze 1954 pp. 120-121

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