A proposito di “traguardi” e “obiettivi”


La corretta programmazione didattica per la nuova materia educazione civica richiede un non facile lavoro di progettazione di un curricolo per competenze.

Da quando si è iniziato a parlare nella scuola italiana di competenze si è evidenziata la criticità di distinguerle dalle abilità (che già facevano parte dell’orizzonte scolastico).

Non è mai una operazione facile. Come indicazione di base possiamo tenere a mente che le competenze ci parlano della capacità di agire in contesti nuovi e non ancora esplorati mentre le abilità ci parlano di come si è in grado di svolgere compiti conosciuti (siamo in qualche modo sul piano dell’essere “addestrati” a fare qualcosa).

Nella logica delle Indicazioni nazionali i traguardi di una disciplina si riferiscono al piano delle competenze e gli obiettivi a quello delle abilità.

In pratica…

La domanda che possiamo porci per definire i traguardi è: “Cosa deve saper fare ogni alunno per mostrare di essere competente in questo ambito disciplinare?”

N.B. Per essere sicuri di non ricadere in un programma camuffato, i traguardi devono essere formulati come azioni da compiere e non come elenco di contenuti da imparare.

Per definire gli obiettivi può essere utile provare a rispondere alla domanda “quali abilità servono (e quindi dobbiamo aiutare i ragazzi ad acquisirle) per poter agire in modo competente (rispetto a un dato traguardo)?”.
Gli obiettivi funzionano bene quando sono formulati come azioni semplici e concrete che se messe in atto aiutano a raggiungere il traguardo corrispondente.

Proviamo a fare un esempio preso da un ambito non scolastico. Se volessimo definire le competenze necessarie per essere un buon orticultore potremmo definire almeno due traguardi:

  • essere capace di progettare un orto
  • essere capace di gestire un orto

Sono due ambiti di competenza diversi ma complementari, entrambi necessari per definire il profilo del “buon orticultore” e ci parlano di capacità complesse. Non basta mandare a memoria delle nozioni ma bisogna saperle di volta in volta usare nel contesto in cui si trova (a seconda del luogo, della zona climatica, dello spazio a disposizione, dello stile che si vuole dare all’orto…).

Individuati i traguardi proviamo a definire gli obiettivi, cioè le abilità che vengono messe in gioco per un agire competente

  • essere capace di progettare un orto
    • saper impostare la rotazione delle colture
    • saper sfruttare le consociazioni tra piante
    • saper rispettare la stagionalità delle colture
    • saper sfruttare al meglio lo spazio a disposizione
  • essere capace di gestire un orto
    • saper svolgere le principali operazioni colturali (zappare, vangare, sarchiare, seminare, trapiantare)
    • saper fare i principali trattamenti fitosanitari in sicurezza
    • saper raccogliere i prodotti senza sprechi

A loro volta le abilità ci suggeriscono le attività da proporre in un percorso formativo.

Dal programma al curricolo

La differenza tra il ragionare per programmi e il progettare un curricolo per competenze non è tanto nelle attività che si propongono a scuola quanto nel senso che percepiscono gli allievi. Mi esercito a usare bene la zappa (per restare nel nostro esempio) non per una azione fine a se stessa (o perché così ha deciso il docente e non si discute) ma perché riconosciamo (docente e allievo) che è una azione che aiuta a raggiungere il traguardo “essere capace di gestire un orto”. Progettare un curricolo per competenze aiuta a far emergere l’orizzonte di senso che spesso a scuola non viene percepito dai ragazzi.


immagine di copertina  di David Mark da Pixabay