Approfittiamone!


Mi ha colpito un messaggio letto di sfuggita su Facebook in questi giorni:

Noi abbiamo messo un foglio sul frigo e ci scriviamo tutte le cose che vogliamo fare o imparare. Oggi stiamo facendo i nostri primi biscotti!

Mi ha colpito perché nella semplicità di una trovata dettata dall’ingegnosità familiare mostra alcuni aspetti importanti in questo tempo così strano.

È sicuramente una disgrazia ma può diventare anche una opportunità…

Dipende solo da noi, da come scegliamo di viverlo e da come ci organizziamo. A proposito di quest’ultimo termine, noto che spesso, soprattutto per chi si occupa di attività educative, la parola organizzazione è un po’ trascurata se non addirittura guardata con sospetto. Sembra quasi che ci sia la paura di perdere le proprie capacità di prendersi cura degli altri se ci si occupa di organizzazione (forse perché abbiamo avuto tutti esperienza di una organizzazione che è diventata burocrazia inutile e fine a se stessa). In realtà è il contrario: una buona organizzazione aiuta a creare le condizioni migliori per il lavoro di cura. Una buona organizzazione diventa lo strumento per far funzionare al meglio tutto il resto (un po’ come il lubrificante che permette agli ingranaggi di un motore di funzionare al meglio). Dedicare il giusto tempo a curare il livello organizzativo non è una perdita di tempo… è un investimento di tempo per il successo futuro. Ve la ricordate la storia dei due boscaioli?

Due boscaioli lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi. I tronchi erano imponenti, solidi e tenaci. I due boscaioli usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica: il primo colpiva il suo albero con incredibile costanza, un colpo dietro l’altro, senza fermarsi se non per riprendere fiato rari secondi.
Il secondo boscaiolo faceva una discreta sosta ogni ora di lavoro.
Al tramonto, il primo boscaiolo era a metà del suo albero. Aveva sudato sangue e lacrime e non avrebbe resistito cinque minuti di più.
Il secondo era incredibilmente al termine del suo tronco. Avevano cominciato insieme e i due alberi erano uguali!
Il primo boscaiolo non credeva ai suoi occhi. “Non ci capisco niente! Come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore?”.
L’altro sorrise: “Hai visto che mi fermavo ogni ora. Ma quello che non hai visto è che approfittavo della sosta per affilare la mia ascia”.

Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi

Abbiamo tanto tempo e di solito ci lamentiamo del contrario

Abbiamo passato anni a lamentarci che non avevamo abbastanza tempo (spesso per leggere). Ma adesso che abbiamo tempo, molto tempo, cominciamo ad accorgerci che il tempo da solo non è una soluzione e senza una buona organizzazione (vedi sopra) rischiamo di sciuparlo. Nella sua semplicità l’esempio del foglio sul frigo ci ricorda che il nostro cervello non lavora a comando: adesso mi siedo e mi faccio venire un’idea geniale per le attività da fare domani. Non funziona così. Le idee (anche quelle geniali) ci vengono mentre siamo impegnati a fare altro. Avere modo di raccoglierle al volo, ovviamente in vista di una elaborazione successiva, è fondamentale per non rischiar di perderle. Sono le basi della documentazione, altra attività purtroppo messa da parte – per non perdere tempo – in ambito educativo.

Si impara facendo

E l’ultimo aspetto – non meno importante – è la vicinanza di quei due verbi fare e imparare. Avrete sicuramente sentito la citazione secondo cui

Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco

Confucio

Si impara veramente, si acquisisce la padronanza di qualcosa, solo quando ci si mettono sopra le mani, quando si sperimenta. Attenzione, non vuol dire che non si deve riflettere per perdersi dietro a una serie di cose da fare, semmai che se vogliamo fare bene le cose c’è un ordine da seguire.

Lo spiegava bene Dewey nel 1916 in Democrazia e educazione

Lo stadio iniziale di quell’esperienza in sviluppo che si chiama pensiero è l’esperienza. Questa osservazione può sembrare una sciocca banalità. Dovrebbe essere tale, ma disgraziatamente non lo è. Al contrario, il pensiero è spesso considerato nella teoria filosofica e nella pratica educativa come qualcosa di tagliato fuori dall’esperienza, e capace di essere coltivato isolatamente. […]
Parlando generalmente, l’errore fondamentale nei metodi d’istruzione risiede nel supporre che l’esperienza da parte degli allievi possa essere presunta. […]
Perciò il primo approccio a qualsiasi argomento nelle scuole dovrebbe essere il meno scolastico possibile, se si vuole risvegliare il pensiero e non insegnare delle parole. Per comprendere ciò che significa un’esperienza o una situazione empirica, dobbiamo richiamare alla mente il genere di situazione che si presenta fuori della scuola; il genere di occupazione che interessa e impegna l’attività nella vita ordinaria.[…]
Danno all’allievo qualcosa da fare, non qualcosa da imparare; e questo qualcosa è di natura tale da richiedere il pensiero o il prender nota intenzionale delle connessioni; l’imparare è un risultato naturale.

John Dewey Democrazia e educazione in John Dewey Il mio credo pedagogico. Antologia di scritti sull’educazione, La Nuova Italia, Firenze 1954 pp. 156-158

Questi giorni, in cui siamo bloccati a casa e abbiamo rinunciato a molte attività, possono diventare, se ben progettati, una grande occasione per fare esperienze (anche semplici come giocare a battagli navale, cucinare o far germogliare dei semi – guarda le schede) che sono la base, se adeguatamente accompagnate, verso la conquista di una conoscenza o di una capacità di pensare. La scuola a distanza ha successo se parte da qui.


immagine di copertina di valenaammon da Pixabay